Electronic Arts è la cosa idealmente più simile al cattivo dei film d’azione.

Comicamente.

Le vicende che riguardano molti grandi publisher nell’ultimo periodo stanno assumendo toni da film.

Un film prevedibile e triste, dalla trama miseramente scontata.

A metà aprile il nuovo chief designer di Electronic Arts aveva fatto una dichiarazione coraggiosa, asserendo che la casa non avrebbe più fatto errori come quelli commessi in Star Wars: Battlefront 2.

Visti i precedenti di EA non pochi hanno espresso scetticismo riguardo ad una dichiarazione che sembrava più una difesa d’ufficio piuttosto che l’espressione di una reale intenzione.

Se tutto ciò risulta familiare alle orecchie di qualcuno, e il suono ha qualche assonanza col nome “Destiny 2”, posso confermare: si tratta della stessa insincerità dimostrata da Activision.

Nonostante ciò qualche neofita della scena videoludica avrebbe potuto illudersi che il publisher avesse imparato qualcosa dall’esperienza avuta con Battlefront 2.

Ogni dubbio è stato però fortunatamente fugato da una dichiarazione di inizio maggio (meno di un mese dopo): Andrew Wilson, chief executive di EA dichiara che l’azienda continuerà con le loot boxes nei titoli futuri.

Nessun accenno alla coscienza oppure alle lezioni imparate dal backlash da parte del mercato. L’unico fattore che si dimostra presente e quindi rilevante nelle dichiarazioni del chief executive è la regolamentazione legislativa.

Insomma spaventa solo lo scenario in cui le loot boxes diventino illegali, e le sue conseguenze economiche sui profitti dell’azienda.

Ricordiamo che tale scenario è stato reso possibile grazie all’attenzione sul tema focalizzata proprio a causa dell’enorme impatto mediatico della protesta contro Battlefront 2.

Ogni commento a riguardo ed alla desolazione morale ed intellettuale del mercato al momento è totalmente superflua.